7 Ottobre 2020
Il palazzo della Rai in corso Sempione, con la sua antenna che svetta, è sempre riconoscibile, anche ora che lo Skyline di Milano è così cambiato, oltretutto i grattacieli di City Life sono molto vicini. Sono certo che possa offrire un punto d’osservazione privilegiato e sento l’adrenalina attraversare la mia spina dorsale, mentre chiudo il monopattino e mi appresto a salire sul Centro Trasmittente, questo è il nome corretto e completo.
Privilegio che mi è capitato oggi, in una sera di ottobre, quando già, sotto di me il foliage cittadino comincia a farsi notare, con la sua tipica forza struggente. Vermont, scansati, che qua siamo a Milano.
Mi affaccio dall’antenna in un giorno in cui i miei pianeti hanno evidentemente deciso di allinearsi: per quanto io adori la pioggia, il cielo sereno gioca a mio favore e me lo godo tutto. Poche nubi di panna all’orizzonte si colorano di arancione, mentre intorno a me un tramonto epico esplode in un incendio stupefacente. Avverto quasi il calore delle fiamme, tanto la suggestione è perfetta.
Sono il bambino che sale sulle spalle del padre e si sente altissimo, esploro a 360° il panorama con i suoi punti verticali fatti di torri e montagne incandescenti. Tinte inaspettate sfumano in violente policromie, scatto al ritmo vorticoso dei minuti che mutano questa cornice velocemente. Non durerà a lungo, ma intanto mi ammalia, come un vino, come una donna, quando sono speciali e solo nostri. Sono il bambino, ma anche l’adulto consapevole che bellezza significa contrasto; il sole che muore è vivissimo nella magia elevata di quassù: laggiù in strada non sarebbe altrettanto potente e mio.
Penso alla Radio televisone italiana che crea spettacoli di continuo e il più bello ce l’ha qua, sul suo tetto, senza bisogno di presentatori e programmi, ma solo di occhi per guardare e cuore per capire che la natura e la città sono al top, perché hanno saputo fondersi con rispetto una nell’altra.