Tramonti milanesi

Tramonti di piombo. Piove da giorni e la maggior parte dei milanesi è rintanata in casa, imbruttita sul divano. Salgo nell’ora del tramonto sul belvedere del Grattacielo Pirelli e subito dopo al 39° piano del Palazzo della Regione, le nuvole galoppano in un’evoluzione spettacolare e da qui sono molto più vicine. Si insinuano nel cielo e del cielo stesso prendono i colori. Non assisto all’epifania di arancione e rosa, sarebbe impossibile considerato che il sole non lo vediamo da giorni, ma questo bagliore color peltro e piombo aderisce molto di più al mio essere crepuscolare, rispetto alle tinte di fuoco. Scatto in sequenza, raccogliendomi nell’incanto di un panorama unico; da qui vedo la Biblioteca degli alberi, la Torre dell’Unicredit, il Bosco verticale, la Torre Branca, Le Torri Garibaldi che sormontano la stazione di Porta Garibaldi e sono le sedi degli uffici di Maire Tecnimont, infine più in fondo l’antenna della Rai. La cima di ogni grattacielo svetta e sembra scontrarsi con le nubi. Penso agli esercizi fantasiosi di un bambino che in ogni nuvola vede un dinosauro, un aeroplano o la cartina dell’Africa: anche crescendo non ho mai smesso di rimanere affascinato da cirri e cumuli, il cui tipico colore bianco ora è del tutto scomparso e ha assunto ogni possibile sfumatura antracite. Non m’importa di bagnarmi, ma sto attento a proteggere la Canon e asciugo le lenti; mi sposto in fretta per non perdere neppure un attimo di questa evoluzione, ma le nuvole sono più rapide, cambiano forma e tonalità, assumendo la connotazione ideale per raccontare il lato oscuro della mia città. Questa sera che sfuma nell’ora del riposo è quella che prediligo per muovermi, e oggi è impossibile dire se lo spettacolo migliore sia quello del cielo, con il suo groviglio di nuvole, o quello ai piedi del palazzo dove mi trovo, con lo skyline livido e promettente in uno sfondo suggestivo e perfetto per la mia anima. 

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