Torre Velasca

“Aspettate, posso spiegarvi tutto!”

La mia professione mi dà alcuni privilegi. Per esempio posso accedere liberamente al tetto della Torre Velasca, il grattacielo di 26 piani con la sua tipica forma a fungo che lo rende immediatamente riconoscibile nello skyline cittadino.

Sono quasi le 22 di un giorno di luglio, il caldo ha intorpidito la città e non è vero che la sera rinfresca. Quando il buio avvolge Milano tutto il calore della giornata viene in qualche modo buttato fuori e l’aria torrida dei condizionatori fa il resto. Arrivo fino in cima alla Torre Velasca e non sento più nulla, siamo soltanto io, la mia Canon e il cielo. Voglio processare una serie di foto scattate in sequenza. Cerco il punto giusto dove piazzarmi, e nonostante abbia già visto il panorama da qui un sacco di volte, e questo monumento sia stato addirittura inserito nella lista dei più brutti al mondo, io, proprio da qui, capitalizzo nuovi momenti felici di stupore. Da qui il cuore di Milano è veramente ai miei piedi. Comincio a lavorare e all’improvviso sono dentro un film americano, uno di quelli dove mi tocca dire:

“Aspettate, posso spiegarvi tutto!” E spero di essere abbastanza convincente. Nelle pellicole di solito no, il malcapitato non lo è, e di lì a poco si ritrova protagonista nel gioco di ruolo “poliziotto buono/poliziotto cattivo”, cercando di salvarsi le ossa.

Un gruppo di poliziotti mi punta le pistole addosso. Gocce di reale paura scendono ghiacciate nel colletto della camicia. Lo spavento annebbia i contorni, la Torre si trasforma in un set dell’orrore.

Mostro autorizzazioni, ribadisco di essere perfettamente in regola e annaspo cercando di capire cosa diavolo stia succedendo.

A quanto pare un cittadino mi ha visto sul tetto e pensando chissà cosa ha pensato di chiamare le forze dell’ordine. La sfortuna e la negligenza questa sera stanno facendo gli straordinari col divertimento: al cambio turno il guardiano non è stato avvisato della mia presenza sul tetto e a questo punto a nulla servono le mie rimostranze documentate.

Mi portano via.

Sono le due di notte quando finalmente lascio la Questura, riabilitato, stravolto, con una storia diversa da raccontare, perché Milano oggi ha dato forma a un racconto realmente dark, con creature notturne inaspettate e ho avuto la concreta percezione sensoriale che nel buio a Milano tutto possa davvero accadere.

Ph. Paolo Marchesi ©

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