Milano lucida di pioggia è la perfezione assoluta, con la sua potenza plumbea interrotta dalle macchie di colore degli ombrelli. In ogni goccia si rispecchia la sua bellezza e io adoro Milano che schizza acqua, nelle tipiche caratteristiche delle differenti stagioni. Nei fragorosi temporali estivi che comportano il fuggi-fuggi dei turisti sui navigli sotto la prima tettoia, come nella pioggia battente d’autunno che lava le ultime foglie sui rami e rende scivolose quelle sui marciapiedi. Mi piacciono gli acquazzoni d’aprile, quando la primavera tarda ad arrivare e il sole tenta invano di squarciare il cielo, ma amo anche la piggerellina fine e ghiacciata di gennaio, quando la gente si interroga se si trasformerà in neve, le sue frecce ti arrivano in faccia gelate e non hai scampo.
Ovunque c’è una luce diversa quando piove, c’è un palazzo seicentesco che si increspa nello specchio sporco di una pozzanghera, quando tenti di scavalcarla e la scarpa affonda nel mezzo. Ci sono le vie bagnate e il verde dei suoi parchi che brilla di più. Quando le ore del giorno lasciano il posto a quelle della sera la traslucenza delle precipitazioni lustra a festa la città. La pioggia a Milano è una cascata di carte d’argento dei cioccolatini che plana leggiadra e del cioccolato ha la stessa magia. Le lacrime di pioggia milanesi si declinano in una gioiosa malinconia.