Il mio progetto fotografico si chiama appunto Dear Milano, Cara Milano, ogni scatto che desidero condividere è un po’ una lettera che potrei scrivere alla mia città, perché tra innamorati non bisogna mai stancarsi di dirsi quanto ci si ama, né di stupirsi. Se amore è la prima parola, bellezza è la seconda, le altre, tutto sommato infinite, potrete aggiungerle voi, declinando la mia proposta secondo la vostra sensibilità, creando le vostre personali suggestioni. Io sarò la vostra guida, ma nel momento in cui mi capitasse di tornare in un certo luogo per una seconda volta, lo troverei inevitabilmente diverso, perché Milano è fatta di gente, gente che corre, che si ferma su un gradino a telefonare, e allora quel cappottino fucsia domani non ci sarà più e al suo posto magari ci sarà solo una pozzanghera dove specchiarsi, le foglia accartocciate di ippocastano e robinie, o chissà chi e la mia fotografia sarebbe inevitabilmente un’altra.
Di Milano prediligo la blue hour, quel momento crepuscolare che esalta la bellezza architettonica della città, delineandone i contorni in un colore che annuncia la fine del giorno incontro alla notte. L’incanto diventa magia e le stelle appaiono poco dopo. Un mood malinconico dopo il tramonto destinato a durare pochi istanti, molto potenti. La blue hour è il bacio tra la luce e l’oscurità. Milano custodisce una narrazione perfetta per chi ha scelto di non essere banale.